Stando a quel che dice il governo, l’Italia è in piena ripresa economica grazie ad una radicale rivoluzione politico-finanziaria. Meno tasse e decine di miliardi di riduzione della spesa pubblica. E visti i numerosi impegni elettorali per le elezioni comunali, per il referendum e poi forse anche per le politiche, le promesse diventano sempre più invitanti.
Ma come sta davvero la situazione?
E’ vero, molte tasse e spese sono state ridotte, ma la pressione fiscale (43%) e la spesa pubblica corrente del 2015 sono rimaste invariate. Ciò si deve al fatto che le riduzioni del gettito fiscale e contributivo, ovvero la riduzione Irap, la tassa sulla prima casa e la decontribuzione sui neoassunti, sono state compensate da altrettanti aumenti su altri tipi di imposte, come le tasse locali.
E se invece di guardare al presente pensassimo al futuro? Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
Il problema principale del governo per il 2017 sembra essere l‘inghippo dell’aumento dell’Iva e delle accise, una clausola che da sola vale 15 miliardi. L’idea dello Stato è quella di chiedere ancora flessibilità all’Europa accollando il debito alle generazioni future.
Il problema numero 2 è di promettere ulteriori riduzioni fiscali. L’esperienza ci dice che il governo ha sempre puntato sulla scelta elettoralmente più conveniente. I progetti migliori, quelli più succulenti, sono sempre stati presentati in fase elettorale in una gara a chi la spara più grossa. Al momento l’opinione pubblica è distratta, i giornalisti non si pronunciano e i giovani elettori si astengono.