In Italia ci sono circa sedici milioni di pensionati: tra di loro ce ne sono alcuni particolarmente fortunati, che ogni mese ricevono un assegno decisamente più corposo della media. In questi casi di solito si parla di pensioni d’oro: ma cosa si intende con questo termine? A quanto ammontano questi trattamenti? Cerchiamo di capirne un po’ di più e vediamo chi le riceve e quali sono le ultime novità sull’argomento.
Cosa sono le pensioni d’oro e a quanto ammontano
Partiamo da un presupposto: non ci sono dei limiti precisi ed ufficiali per distinguere le pensioni d’oro dalle pensioni “normali”. Si ricorre a questa terminologia per indicare quei trattamenti che superano nettamente la media nazionale, ma è difficile indicare una soglia. C’è chi dice che si entra nell’ambito delle pensioni dorate già con assegni mensili da tremila euro e chi invece fissa un’ipotetica soglia a quota cinquemila. Da sempre nell’occhio del ciclone, nella maggior parte dei casi vengono visti come dei privilegi riservati a pochi eletti, un qualcosa di contrario al principio di equità sociale. Ma è davvero sempre così?
Chi le riceve e quanti sono
Un po’ di numeri: i pensionati che ricevono ogni mese un assegno superiore ai tremila euro sono più o meno ventimila. Quelli che percepiscono importi superiori ai 5.000 euro al mese sono invece poche migliaia. In tutto si parla di circa 30.000 persone: non è un numero particolarmente alto, ma considerando che ricevono un trattamento annuo tra i 40.000 e i 200.000 euro, l’importo complessivo è abbastanza rilevante. Sono in molti a chiedersi chi percepisce queste benedette pensioni d’oro?
Sul web è possibile trovare diversi rapporti ed indagini secondo cui i percettori di simili trattamenti sono gli ex parlamentari, gli ex membri di organi costituzionali (giudici della consulta, consiglieri regionali…)gli ex dipendenti del Quirinale, della Camera e del Senato ed i dipendenti della regione Sicilia. Tutti soggetti che sono al di fuori del sistema INPS.
Taglio dei vitalizi e novità
Per tantissimo tempo si era parlato di una riduzione delle pensioni d’oro: l’introduzione del contributo di solidarietà però non è bastato per placare le proteste di chi trova scandalosa l’esistenza di questi trattamenti privilegiati. Il contributo di solidarietà di fatto è un taglio progressivo delle pensioni più alte: si parte da un 15% per i trattamenti superiori ai 100.000 euro annui per arrivare fino al 40% per quelli superiori ai 500.000 euro annui.
In realtà sono davvero pochi quelli che ricevono pensioni superiori ai 100.000 euro all’anno, quindi a livello numerico il contributo di solidarietà non ha avuto un peso così importante. Nel 2019 è stato messo in atto il taglio dei vitalizi, ma dopo il ricorso presentato da ex parlamentari (secondo cui il vitalizio è un diritto già acquisito e non più cancellabile) la partita è ancora aperta.