La legge italiana prevede che il pensionato debba ricevere una somma che possa essere sufficiente a condurre una vita dignitosa. Quando la pensione è al di sotto di questa soglia interviene la cosiddetta integrazione al trattamento minimo: in tal modo il pensionato può ottenere la pensione minima. Cerchiamo di scoprire chi può usufruirne e a quanto ammonta.
Cos’è e a quanto ammonta la pensione minima
La pensione minima è un trattamento che viene riconosciuto dall’INPS a tutte le persone che sono arrivate all’età pensionabile ma che con i contributi che hanno versato non hanno raggiunto il diritto ad un assegno di importo non sufficiente a condurre una vita dignitosa. L’istituto previdenziale quindi concede un’integrazione, in modo da adeguare la loro pensione a quell’importo che spesso viene identificato come il minimo vitale.
Questa soglia minima viene stabilita ogni anno con una legge: l’importo viene aggiornato tenendo conto anche delle variazioni all’indice dei prezzi al consumo ISTAT. Per il 2020, considerando un aumento dell’inflazione pari allo 0,4%, l’importo della pensione minima è stato fissato a 515,07 euro (2,07 euro in più rispetto all’anno precedente) per tredici mensilità
I requisiti reddituali per avere diritto all’integrazione
Per poter beneficiare dell’adeguamento della pensione a questo importo il beneficiario deve presentare dei precisi requisiti reddituali. Le persone non coniugate o legalmente separate, per usufruire dell’integrazione totale bisogna avere un reddito annuo non superiore ai 6.695,91 euro. Si ha diritto ad un’integrazione parziale se il reddito annuo supera questa cifra ma è inferiore ai 13.391,82 euro. Chi ha un reddito superiore a questo importo non ha diritto ad alcuna integrazione.
Se il pensionato è sposato ed è in pensione da prima del 1994, i redditi del coniuge non vengono tenuti in considerazione. Per i pensionati sposati che sono andati in pensione dopo il 1994 invece è prevista:
- l’integrazione totale se il reddito annuo complessivo non supera i 20.087,73 euro;
- l’integrazione parziale se il reddito annuo complessivo supera i 20.087,73 euro , ma è inferiore ai 26.783,64 euro;
- nessuna integrazione se il reddito annuo individuale supera i 13.391,82 euro.
È importante sottolineare che nel calcolo del reddito annuo considerato per stabilire se il pensionato abbia diritto o meno all’integrazione, alcune entrate non vengono considerate. Sono esclusi dal calcolo la pensione da integrare, il reddito della casa di abitazione, il TFR e trattamenti assimilati e le loro eventuali anticipazioni, i redditi esenti da Irpef (rendite Inail, pensioni di guerra, pensioni da invalidità civile e così via), gli arretrati da lavoro che sono soggetti a tassazione separata.
Come richiedere la pensione minima
Chi crede di avere i requisiti per avere diritto all’integrazione ha la possibilità di richiedere la pensione minima. Per farlo deve presentare la sua domanda ad una sede INPS, anche tramite raccomandata a/r, oppure può rivolgersi ad un centro di assistenza fiscale. La richiesta di integrazione può essere inviata contestualmente alla domanda di pensionamento oppure in un secondo momento. In ogni caso, bisogna trasmettere all’istituto previdenziale anche una dichiarazione reddituale.