Sono tanti i dubbi relativi agli assegni postdatati: per molti non è ancora chiaro se sia possibile farli o meno e, in questo caso, se sono previste delle sanzioni. In questa pagina verrà spiegato cosa dice la legge in merito e come bisogna procedere per l’incasso. Ma prima di tutto bisogna dare una risposta alla domanda: cos’è un assegno postdatato?
Cosa sono gli assegni postdatati e cosa dice la legge in merito
Come si può intuire dal nome, gli assegni postdatati sono quelli che riportano una data che è successiva a quella in cui vengono realmente emessi. In realtà la legge in merito a questo aspetto è molto chiara: quando si stacca un assegno bisogna indicare sempre la reale data di compilazione. Eppure chi emette un assegno postdatato non commette un reato penale, ma solo un illecito amministrativo (purtroppo molto diffuso) che può essere punito con una sanzione. Molti si chiedono come mai l’emissione di assegni postdatati venga considerato un illecito: i motivi principali sono due.
Il primo è che l’assegno è un titolo che viene emesso gratuitamente ed è subito pagabile, mentre in caso di pagamento futuro si dovrebbe compilare una cambiale, che però ha un costo (imposta pari al 12 per mille della somma indicata sul titolo): l’assegno postdatato diventa quindi un modo per evitare di emettere una cambiale e, di conseguenza, pagare l’imposta. Poi ci sono quelli che compilano assegni postdatati perché sanno che prima di quella data non hanno denaro sufficiente sul conto corrente e quindi il beneficiario, se si recasse in banca per l’incasso prima della scadenza, non riceverebbe nulla perché l’assegno risulterebbe scoperto.
Regolarizzazione, sanzioni ed incasso
Ed è proprio questo il caso in cui scatta la sanzione: se il beneficiario non attende la data futura indicata sul titolo e si presenta per l’incasso e l’assegno risulta scoperto l’evasione fiscale viene a galla e bisogna sistemare la cosa con la regolarizzazione; questa avviene pagando all’Agenzia delle Entrate l’imposta di bollo evasa più una sanzione che è pari al doppio della sanzione evasa.
Attenzione: la legge sull’assegno bancario prevede che la regolarizzazione è a carico del prenditore dell’assegno, e non dell’emittente. Questo significa che se si riceve un assegno postdatato di 1.000 euro e lo si vuole incassare prima della data che vi è indicata bisognerà regolarizzarlo pagando all’Agenzia delle Entrate 36 euro (12 euro per l’imposta evasa e 24 euro per la sanzione). Va comunque detto che nella maggior parte dei casi chi emette un assegno postdatato lo fa in accordo con il beneficiario.
Anche in questo caso, però, il beneficiario conserva il diritto di presentarsi in banca per l’incasso prima della data impressa sul titolo: se sul conto dell’emittente ci sono soldi sufficienti, dopo aver pagato la regolarizzazione il beneficiario può incassare l’importo; se invece sul conto non ci sono soldi a sufficienza per coprire l’assegno la banca invita l’emittente a depositare la somma necessaria (se non lo fa verrà iscritto al CAI, la centrale d’allarme interbancaria). Se invece il beneficiario attende la data indicata sull’assegno e sul conto non ci sono somme sufficienti potrà far scattare il protesto nei confronti dell’emittente inadempiente.