Durante gli anni di servizio di un suo dipendente, il datore di lavoro mette da parte una somma che poi verrà corrisposta al lavoratore nel momento in cui si interrompe il rapporto di lavoro: nel linguaggio comune si parla di buonuscita o liquidazione, ma il termine giusto da utilizzare sarebbe trattamento di fine rapporto, o TFR. Vediamo cos’è l’accantonamento TFR, a cosa serve, come si calcola e cosa deve fare il lavoratore per ottenerlo.
Il calcolo del trattamento di fine rapporto
Il TFR può essere definito come un compenso che viene corrisposto in un momento differito rispetto a quello di maturazione, ovvero quando cessa il rapporto di lavoro, a prescindere dalla causa dell’interruzione di questo rapporto (licenziamento, dimissioni o pensionamento). Il calcolo della somma da corrispondere come liquidazione è abbastanza semplice; è sufficiente fare la somma della retribuzione annua e dividerla per 13,5. Questo importo ca poi rivalutato al termine di ogni anno, tenendo conto di una percentuale fissa (1,50%) e di una variabile (75% dell’aumento dell’indice dei prezzi comunicato dall’ISTAT).
Le opzioni di accantonamento TFR
L’importo utilizzato come base di calcolo del trattamento di fine rapporto non comprende solo lo stipendio netto, ma anche gli altri compensi e le indennità che concorrono a formare la remunerazione del lavoratore dipendente. Dal momento in cui viene assunto, il lavoratore ha sei mesi di tempo per comunicare al datore di lavoro quale destinazione sceglie per il suo TFR: può infatti decidere se utilizzarlo come strumento di finanziamento di una forma di previdenza complementare oppure se mantenerlo presso il datore di lavoro.
Se il dipendente non comunica la sua scelta, vale la regola del silenzio-assenso, quindi il datore di lavoro può procedere con l’accantonamento del TFR alla forma di pensione collettiva prevista dai contratti collettivi. Il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore sulle possibili opzioni a sua disposizione: deve farlo prima della scadenza dei sei mesi e almeno trenta giorni prima di questo termine deve fornire al dipendente tutte le informazioni relative alla forma pensionistica complementare a cui verrà destinato il suo TFR in caso di mancata comunicazione.
La richiesta di anticipazione
Il lavoratore che ha almeno otto anni di servizio presso un datore di lavoro ha la possibilità di richiedere un’anticipazione del TFR maturato. L’importo massimo che può ottenere è pari al 70% della somma accantonata durante gli anni di carriera. L’anticipazione viene concessa solo se la richiesta è giustificata da esigenze particolari e specifiche (spese sanitarie, acquisto prima casa, congedo per maternità..). Il datore di lavoro può soddisfare ogni anno le richieste di un numero di persone pari al massimo al 10% degli aventi diritto e al 4% del numero complessivo dei dipendenti.