Il mondo del lavoro è pieno di sfaccettature: sono davvero tante le figure professionali esistenti e spesso ognuna di esse ha una disciplina tuta sua; in questa pagina ci occupiamo delle provvigioni occasionali: cercheremo di capire cosa sono, chi le percepisce, come funzionano e come vengono trattate a livello fiscale.
Cosa sono le provvigioni occasionali
Prima di tutto bisogna capire cosa si intende con la parola provvigione: questo termine indica il compenso del lavoratore subordinato determinato in proporzione al risultato del lavoro fatto oppure al profitto che ne è derivato per l’imprenditore. Inoltre si chiama provvigione il corrispettivo per l’attività prestata da un agente per la conclusione di un affare oppure il compenso che viene percepito per essersi assunti un rischio in operazioni finanziarie per conto di terzi. Chiarito questo è necessario capire anche il significato del termine occasionale; per farlo possiamo are un’occhiata all’articolo 2222 del Codice Civile, che definisce il procacciatore d’affari occasionale come la persona che si obbliga a compiere un’opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio, senza vincolo di subordinazione e senza alcun coordinamento del committente; l’esercizio dell’attività deve essere del tutto occasionale, senza i requisiti della professionalità e della prevalenza.
Il trattamento fiscale
I professionisti e gli intermediari che percepiscono una provvigione per prestazioni di lavoro occasionale subiscono una ritenuta d’acconto (solo i committenti che anno aderito al regime forfettario non devono operare le ritenute alla fonte). La ritenuta non è altro che una modalità di pagamento delle imposte: il committente paga al prestatore il netto, trattenendo l’imposta che verserà per conto del sostituito. Nella maggior parte dei casi l’aliquota applicata è pari al 20% (è così per le prestazioni di lavoro autonomo occasionali, i compensi per l’assunzione di obblighi di fare non fare e permettere, i compensi ad associati in partecipazione che apportano solo lavoro), mentre in altri ammonta al 23% (per i rapporti di agenzia, commissione, mediazione, rappresentanza, commercio e procacciamento d’affari; in questi casi l’aliquota viene applicata sul 50% oppure, se si presentano determinate condizioni, al 20%).
Gli adempimenti
Il sostituto di imposta che paga le provvigioni occasionali e delle relative ritenute è obbligato a presentare la Certificazione Unica al lavoratore (entro la fine del mese di febbraio dell’anno successivo) e all’Agenzia delle Entrate (entro il 7 marzo). Il lavoratore che ha incassato le provvigioni occasionali ha così la possibilità di portare le ritenute subite in detrazioni nella dichiarazione dei redditi. Chi svolge la sua attività in modo occasionale non ha l’obbligo di iscrizione ai fini IVA e non ha obblighi di contribuzione previdenziale INPS per importi complessivi inferiori ai 5.000 euro; non deve emettere fattura, ma una ricevuta soggetta a ritenuta d’acconto, con applicazione di una marca da bollo da due euro se l’importo della provvigione supera i 77.47 euro.