Tra gli strumenti a disposizione degli investitori, in Italia, esistono anche i cosiddetti Buoni del Tesoro. Si tratta di una forma di obbligazione emessa direttamente dallo Stato Italiano, e da esso garantita. La sicurezza relativa a questi titoli ha fatto sì che diventassero una delle principali scelte di risparmiatori e investitori. Nelle prossime righe cercheremo di fornire una panoramica sui Buoni del Tesoro, su cosa sono e quali sono i pro e i contro di questa scelta quale investimento del proprio capitale.
Che cosa sono i Buoni del Tesoro?
I Buoni del Tesoro (spesso abbreviati semplicemente in BTp, Buoni del Tesoro poliennali), come abbiamo già accennato, sono dei titoli obbligazionari emessi direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano. Si caratterizzano anche per il fatto di essere sottoposti a tasso fisso a medio e lungo termine. Nello specifico, la loro durata può essere di 3, 5, 7, 10 o 30 anni. Per quanto riguarda il taglio, nel caso dei Buoni del Tesoro questo parte da un minimo di €1.000. È sempre il suddetto Ministero a decidere anche il livello delle cedole (semestrali fisse posticipate), nonché le modalità di assegnazione.
Inoltre, i Buoni del Tesoro sono rimborsati al netto della ritenuta fiscale sullo scarto di emissione. Ad oggi, la collocazione dei BTp avviene ogni mese attraverso un’asta marginale alla quale non possono partecipare le banche centrali dei Paesi membri dell’Unione Europea (che possono acquistarli solo sul mercato secondario). La loro negoziazione è contabile e non più fisica, come accadeva un tempo.
BTp e BoT: quali sono le differenze?
Oltre ai Buoni del Tesoro poliennali, sussiste anche un altro tipo di titolo di Stato, ovvero i Buoni ordinati del Tesoro, spesso abbreviati in BoT. La differenza sostanziale tra questi due titoli sta nella loro durata. I BoT, infatti, hanno scadenze meno lunghe rispetto ai BTp: da un minimo di 3 mesi fino a un massimo di 12 mesi (al contrario dei BTp, che possono arrivare anche a 30 anni). A ciò si aggiunge la peculiarità della cedola: nei BoT il prezzo di vendita è più basso rispetto al valore nominale e ciò rende impossibile un rendimento cedolare.
Pro e contro dei BTp
Ci sono diversi aspetti positivi e negativi che vanno necessariamente presi in considerazione nel momento in cui si decide di investire in Buoni del Tesoro. Tra i lati positivi si annovera la liquidità di questi titoli. In più, come abbiamo già detto nel paragrafo che precede le cedole, oltre a essere costanti, sono anche certe e garantite dallo Stato con cadenza semestrale.
Ciò permette all’investitore di assicurarsi delle entrate costanti semplicemente organizzando le diverse scadenze a disposizione su questi titoli. In più, la tassazione sui BTp è agevolata rispetto ad altri strumenti finanziari, attestandosi al 20% (anziché al 26%).
Tra i contro, però, troviamo anche un certo grado di volatilità del prezzo. Questo aspetto è determinato in larga parte dalla sua durata e dal rapporto tra la durata e i tassi di interesse (inversamente proporzionali). Per questo motivo investire nei Buoni del Tesoro con scadenze più lunghe (cioè superiori ai 15 anni) a volte può rivelarsi rischioso, dal momento che il tasso fisso non permette di adeguarsi alle variazioni del mercato.
Come si acquistano i Buoni del Tesoro?
Se avete quindi deciso di investire in BTp, il primo passo è quello di recarvi presso la vostra banca, se abilitata all’accesso al mercato dei titoli di Stato. Idem se invece possedete un conto di investimento online, che deve essere altrettanto abilitato a questo tipo di operazioni. i BTp possono essere acquistati anche prima della nuova emissione (che avviene, come detto, circa ogni mese).
L’unica accortezza risiede nel fare attenzione alla quotazione del prezzo del BTp, che può risultare sia superiore che inferiore rispetto al valore nominale. È importante quindi monitorare le variazioni di prezzo, se l’obiettivo è quello di trarre profitto dalla speculazione.